ROMA - “Non lasciamoci accecare dall’emergenza e dalle negatività. Per i porti italiani, catapultati
nuovamente sulla linea di confine fra due mondi, si ripropone un’occasione storica di sviluppo di
traffici e di centralità nell’interscambio mondiale”.
A lanciare un messaggio contro-corrente è Gian Enzo Duci, Presidente di Federagenti, che
individua nella guerra fredda fra Stati Uniti e Cina e nella nascita di un nuovo continente
economico medio orientale un’opportunità analoga a quella di cui si è giovata l’Italia nell’immediato
dopo-guerra quando si è trovata esattamente sulla frontiera fra il blocco occidentale e il blocco
comunista.
“Oggi – precisa Duci – la linea di confine tra la sfera d’influenza statunitense e quella cinese
sembra transitare sul nostro Paese dove su 5G e porti si colloca l’epicentro di un confronto
particolarmente aspro, ma foriero per l’Italia di grandi opportunità di investimento e di crescita.
L’attenzione che gli Stati Uniti, anche attraverso le ripetute missioni del Segretario di Stato Mike
Pompeo, e gli interventi reiterati dell’Ambasciata e del Consolato di Milano in vari scali strategici,
stanno dimostrando quanta importanza l’alleato atlantico riponga sul controllo della portualità
italiana. D’altro lato, gli investimenti cinesi (già fatti o ipotizzati) a Savona, Trieste e a Taranto,
all’interno, ma anche al di fuori della Belt & Road Initiative, sono un dato di fatto ormai arci noto”.
“È in un momento come questo – prosegue il Presidente di Federagenti – che l’Italia può
trasformare questo faccia a faccia in opportunità economiche e commerciali straordinarie,
ovviamente a condizione di tenere il timone in mano e di trarre vantaggi da una posizione tornata a
essere centrale in Mediterraneo e strategica”.
Secondo una prima analisi svolta da Federagenti, questo ruolo della portualità italiana, che
richiede oggi una capacità di governance e di vision in questi anni spesso mancata, nonché la
scelta di uomini in grado di guidare e non subire i processi, può giovarsi anche di una seconda
eccezionale opportunità.
“Il recente incontro fra una delegazione libanese e una israeliana a Beirut – conclude Duci – sta
facendo intravvedere l’avvio di un processo che potrebbe avere effetti straordinari: superate le
divergenze politico-religiose, la combinazione della potenza finanziaria dei Paesi arabi del Golfo e
delle competenze tecnologico/organizzative di Israele potrebbero dar luogo a un maxi polo
economico, energetico e di high-tech che, estendendosi sino ai confini sud della Turchia, potrebbe
essere il prossimo gigante dell’economia mondiale. Questo blocco è destinato, anche solo in tema
di ricostruzione di interi Paesi, a generare un eccezionale patrimonio di opportunità per chi sarà
meglio collocato strategicamente, industrialmente e logisticamente. Verrebbe quasi da dire che
ancora una volta, la storia sembri assegnare ai porti italiani, non per meriti ma per destino, grandi
opportunità che sarebbe folle non cogliere”.
venerdì 16 ottobre 2020
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» Duci: “Porti italiani di nuovo sul confine fra due mondi. La seconda grande chance dal dopoguerra a oggi”