ROMA - Un vero e proprio tsunami di extra costi si sta per abbattere sulla flotta italiana di navi ro-ro
e di traghetti a causa dell’applicazione delle nuove norme IMO sulle emissioni e della
contemporanea imposizione del pacchetto Fit for 55. Due dati di sintesi: nel 2025 il 73%
delle navi ro-ro e traghetti italiani risulteranno non ottemperanti alla norma e quindi
potenzialmente non più in grado di navigare. L’impatto delle nuove disposizioni si tradurrà
inoltre in extra costi per oltre 300 milioni di euro all’anno.
Ciò significa che alcune iniziative messe in campo per favorire la sostenibilità ambientale
rischiano di mettere in crisi seriamente e per taluni aspetti in modo irreparabile il trasporto
marittimo, con impatti in particolare sugli italiani che vivono sulle isole anche per quanto
concerne l’approvvigionamento delle merci, la continuità territoriale garantita dalla
Costituzione e l’industria turistica.
Lo dimostrano in modo inequivocabile due studi, uno realizzato da RINA per Assarmatori
relativo all’applicazione alla flotta ro-ro pax italiana delle misure adottate dall’IMO volte al
raggiungimento dei target di riduzione delle emissioni di CO2 per carico trasportato
previste per il 2030, l’altro elaborato dalla struttura di Assarmatori con focus sull’impatto
del pacchetto Fit for 55 sul trasporto marittimo, con particolare riguardo al traffico
passeggeri e merci per le isole maggiori e minori e alle Autostrade del Mare. Entrambi gli
studi sono stati presentati oggi nel corso di una conferenza stampa.
Lo studio svolto da RINA per Assarmatori sulla flotta di navi ro-ro passeggeri italiane
mostra come tale flotta si posizioni, considerando le sue prestazioni negli anni passati,
rispetto ad una tra le misure adottate dall’IMO, la valutazione del “CARBON INDEX
INDICATOR”, CII.
Tale misura prevede l’assegnazione alle navi di un rating da A a E, in cui la prima fascia,
“rating A”, raggruppa le navi con le migliori prestazioni in termini di emissioni di anidride
carbonica rispetto alle miglia percorse e l’ultima quelle con le prestazioni peggiori. L’analisi
ha evidenziato come già a partire dal prossimo anno, all’entrata in vigore della normativa,
più del 23% dei traghetti italiani risulta in ultima fascia e non ottemperare alla norma
(rating E) e come un ulteriore 40% necessiterebbe di interventi radicali atti a migliorare
l’efficienza energetica nel breve termine (rating D). Solo il 37% del naviglio sarebbe in
grado di rispettare i requisiti senza l’adozione di ulteriori misure (rating A-B-C).
Il CII richiesto per mantenere la conformità avrà valori via via più stringenti nel corso dei
prossimi anni e l’analisi sottolinea come, a parità di emissioni, cioè senza adottare alcuna
misura di miglioramento rispetto alle condizioni degli anni passati, la situazione sarà
sempre più impegnativa e critica nel breve volgere di pochi anni. Nel giro di tre anni, e
quindi entro il 2025 (con tempistiche difficilmente compatibili con le dinamiche del settore),
la flotta italiana si troverebbe in scacco, con più del 73% delle navi non ottemperanti alla
norma e quindi potenzialmente non più in grado di navigare.
Lo studio condotto da Assarmatori circa l’applicazione del pacchetto Fit for 55 al settore
del trasporto passeggeri e merci per le isole maggiori e le isole minori evidenzia come,
anche in considerazione dei concomitanti effetti delle norme IMO già in itinere, si stia
prospettando una situazione ingestibile per la flotta dei traghetti italiani, adibita ai
collegamenti di lungo e corto raggio.
Dalle simulazioni eseguite si evince che la sola applicazione dell’ETS potrà impattare sulla
nostra flotta di traghetti con un costo totale superiore ai 275 milioni di euro all’anno, di cui
quasi 230 milioni per le navi RoRo-Pax impegnate sulle rotte a lungo raggio, tipicamente
per la Sardegna e per le Autostrade del Mare. Il maggior costo che mediamente ogni
singola unità di questo tipo dovrebbe sostenere è pari a quasi 3,5 milioni all’anno; per una
unità in servizio sui collegamenti con le isole maggiori si potrà avere un costo aggiuntivo di
23 mila euro a tratta.
Se a questo si aggiungono gli effetti della Energy Taxation Directive l’impatto totale sulla
flotta italiana sarebbe superiore ai 380 milioni di euro all’anno. Di questi, sarebbero quasi
300 i milioni relativi alle navi RoRo-Pax impegnate nei collegamenti con le isole maggiori
ed oltre 40 i milioni per i collegamenti con le isole minori. Stiamo quindi parlando di circa
350 milioni di euro all’anno che andranno a gravare sui servizi di continuità territoriale.
Poiché le accise colpiranno anche le unità inferiori alle 5.000 tonnellate, una nave
impegnata nei collegamenti con le isole minori, che consumi tipicamente 3.000 tonnellate
all’anno di gasolio, vedrebbe i suoi costi per l’energia crescere di circa 1,2 milioni di euro
all’anno.
“Dati che solo eufemisticamente possono essere definiti preoccupanti - commenta Stefano
Messina, Presidente di Assarmatori – e che purtroppo confermano quanto la nostra
Associazione sta sostenendo da tempo: le misure volute dalla Commissione Europea per
decarbonizzazione del trasporto marittimo, del tutto condivisibili in linea teorica, sono
intempestive e rischiano di creare gravi danni non solo alla tenuta economica delle
compagnie impegnate in questi servizi ma anche, a valle, su tutta la filiera: servizi merci,
trasporto passeggeri, turismo insulare. Questi due studi testimoniano tutto ciò con numeri,
dati e analisi incontrovertibili, che dovrebbero essere tenuti in debita considerazione a
livello nazionale ed europeo prima di adottare norme che impattano così pesantemente
sul settore, compiendo scelte ideologiche che, oltre a non garantire davvero la sostenibilità
ambientale, andrebbero a minare anche quella economica e sociale”.