La crisi geopolitica che attanaglia il Nord Africa, il Medio Oriente e la Turchia mette a rischio la sicurezza del Mediterraneo e quindi tutte le attività che si svolgono in questo mare - dal turismo costiero al traffico crocieristico - che si trovano a operare in un contesto di crisi permanente in materia di sicurezza. Ma nonostante la minaccia terroristica e l'instabilità politica le acque del Mediterraneo continuano a essere sicure grazie alla presenza della Marina Militare e degli Alleati impegnati in attività di contrasto al traffico di esseri umani. E' quanto emerso oggi a Roma durante il 1^ summit italiano sulla Blue Economy Med organizzato da C&G Blue Vision con Unioncamere, Federagenti e Legambiente per coinvolgere opinione pubblica e istituzioni nel dibattito sulla 'Crescita Blu', dal 2014 strategia 1 dell'Ue. Il comparto impiega 5,4 mln di persone e genera un valore aggiunto lordo di 500 mld di euro l'anno con ulteriori margini di crescita in alcuni settori come il turismo costiero preferito dal 63% dei turisti in Europa prima principale attività economica marittima per 2,35 mln di persone, l'1,1% dell'occupazione totale dell'Ue.
Anche gli oltre 7.500 km di coste italiane sono fonte di ricchezza per molte attività economiche legate al mare. Secondo l'ultimo rapporto Unioncamere, sono 185 mila le imprese che nel 2015 operano nella Blue Economy, il 3% di tutte le aziende italiane. Il 10% degli imprenditori del mare sono giovani, il 21% donne e oltre il 5% stranieri. Un'attività economica che crea un valore aggiunto di 43 mld di euro ogni anno e coinvolge oltre 835 mila occupati. Unionocamere è impegnata nello sviluppo della Blue Economy con alcuni 'cantieri' che riguardano il registro imprese della pesca in collaborazione con il Comando generale delle Capitanerie di porto, qualificazione e certificazione dei porti turistici, qualificazione della filiera nautica per valorizzare le imprese che producono in modo sostenibile, monitoraggio economico del comparto con raccolta e analisi di dati e informazioni.
Anche gli oltre 7.500 km di coste italiane sono fonte di ricchezza per molte attività economiche legate al mare. Secondo l'ultimo rapporto Unioncamere, sono 185 mila le imprese che nel 2015 operano nella Blue Economy, il 3% di tutte le aziende italiane. Il 10% degli imprenditori del mare sono giovani, il 21% donne e oltre il 5% stranieri. Un'attività economica che crea un valore aggiunto di 43 mld di euro ogni anno e coinvolge oltre 835 mila occupati. Unionocamere è impegnata nello sviluppo della Blue Economy con alcuni 'cantieri' che riguardano il registro imprese della pesca in collaborazione con il Comando generale delle Capitanerie di porto, qualificazione e certificazione dei porti turistici, qualificazione della filiera nautica per valorizzare le imprese che producono in modo sostenibile, monitoraggio economico del comparto con raccolta e analisi di dati e informazioni.