lunedì 27 aprile 2020
Coronavirus: crollo 80% charter nautico, a rischio lavoratori
GENOVA - Il turismo che viaggia in barca sente sempre più il morso della crisi. A lanciare il nuovo appello il settore del charter nautico (noleggio con o senza skipper) delle barche a vela. Tutto fermo a Pasqua, ma anche l'estate alle porte, con l'emergenza coronavirus, sarà molto difficile. Il segmento coinvolge 30 società, da Cannigione a Cagliari, 300 imbarcazioni, 2500 posti letto (equivalente a 1200 camere circa), 125 dipendenti diretti più altrettanti indiretti. Con un giro di affari di circa 27 milioni. L'unica vera certezza - spiegano gli operatori - è che il crollo delle prenotazioni si aggira sul 50% a cui si va a sommare un ulteriore 30% dovuto ai vari contratti già spostati sul 2021.
"Questo significa che il nostro settore avrà l'80% di crollo e possibili perdite di posti di lavoro a tempo indeterminato - spiegano- Quest'anno abbiamo già disdette sino a metà luglio, e i nostri clienti al 90 % sono esteri e con molta probabilità non potranno affrontare il viaggio perché al momento non è dato sapere quali saranno le restrizioni sui viaggi e gli spostamenti delle persone". Appello alla Regione. Con una piattaforma di richieste. Dal riconoscimento del charter nautico come attività "ricettivo -turistica". "Le società di charter - spiegano gli addetti ai lavori - hanno il problema dell'IVA che dall'11 % passerà al 22%; è fondamentale che la Regione le integri nel settore turismo di cui ovviamente sono parte integrante con il quale sono escluse". Non solo. Tra le richieste c'è anche quella di poter tamponare i danni delle cancellazioni con dei contributi. "Come - osservano - avverrà per il settore turistico".
Altra considerazione. "I porti concessionari- continuano gli operatori- richiederanno e forse otterranno la sospensione degli oneri demaniali. Contrariamente a tutto cio' le società di charter sono attualmente condannate a pagare in pieno i posti barca". Altro punto che preoccupa è quello legato al numero massimo di persone che possono salire a bordo con le prescrizioni sul distanziamento. "Se il numero degli utenti imbarcabili dovesse essere malauguratamente ridotto, il comparto bare-boat sarebbe pressoché spacciato. La maggior parte dei nostri equipaggi è formato da nuclei familiari o gruppi già formati che non possono essere dimezzati. I protocolli sanitari devono essere attuati nei confronti degli utenti prima di salire sulle imbarcazioni e non riducendo il numero delle persone imbarcabili in uno spazio comunque ristretto come quello di una barca a vela".